Bagagli

Cara FuturaMe,
sembrava tutto perduto, me lo ricordo bene.

A marzo 2020 ti eri licenziata da due mesi - dopo tredici anni in azienda - per buttarti nella libera professione con progetti già in calendario e altri che sarebbero partiti a breve. Tutto stava per iniziare, era la rincorsa prima del decollo.
Il tuo libro più importante, quello che occupava i giorni e le notti da quando avevi firmato il contratto e che consideravi l’occasione della vita, era uscito il giorno prima del lockdown. Non è giusto, ti dicevi, non così, non ora! In un momento erano andati in fumo le presentazioni, i progetti narrativi per le scuole e per le aziende, i programmi per il futuro.

Guardati indietro: hai pensato di non farcela, lo so.
Eppure.

È successo che lo stop forzato ti ha obbligato a mettere in fila le priorità, e ciò che hai scoperto è diverso da ciò che immaginavi. Ti importava di incontrare le persone, dar loro in mano le tue parole, e se non potevi farlo fisicamente l'avresti fatto a distanza, ma senza perdere di efficacia perché l’energia autentica corre lungo i cavi e si manifesta limpida all'altro capo del cellulare, del tablet, del pc. Senza risparmiarti, hai detto sì a ogni proposta che facesse incontro, rete, collaborazione e da lì tutto è cambiato, perché questo ti ha portato verso il centro. Il cuore di quello che sai fare.

La pandemia è stato il non richiesto momento della verità e tutto quello che è venuto dopo è stato solo una conseguenza del fermarsi ad aprire il proprio bagaglio, guardarci dentro con coraggio, selezionare ciò che è da portare ancora con sé e cosa può essere trasformato.

Siamo nel marzo 2021 e hai un bagaglio leggero: così è più facile abbracciare le persone, ora che di nuovo si può.

Sara Loffredi
Scrittrice