Ricorda!

Cara FuturaMe, 

ricordi quando l’anno scorso non si poteva uscire di casa? E avevi paura anche ad abbracciare tua sorella? Per non parlare dei tuoi genitori, dei tuoi nonni, di tuo zio malato già da tempo, degli amici che avevano perso i loro cari e di quelli che si erano ammalati nel frattempo? E ricordi che non si faceva altro che parlare di come sarebbe stato dopo, di chi ci sarebbe ancora stato, di come avrebbe vissuto la sua casa, la sua città, il suo lavoro, la sua vita?

E ricordi che i grandi pensatori e artisti di questo nostro tempo ci dicevano che dopo sarebbe stato più bello, che la natura si sarebbe presa la sua rivincita, che la tecnologia sarebbe diventata finalmente nostra amica perché avrebbe mostrato a tutti di avere anche lei un lato creativo, sensibile, quasi umano? E ricordi anche le video chiamate su Zoom con chi come te e tuo marito se ne stava rinchiuso nel suo appartamento di città, spesso senza balcone né tantomeno un terrazzo, ma esattamente come voi, lo considerava un insostituibile “buen retiro”?

Ricordi le lunghe chiacchierate sulle giornate tutte uguali, con gli stessi drammi, le stesse prove in cucina, le stesse serie su Netflix, gli stessi mantra, gli stessi dubbi? Ricordi che le cose lasciate in sospeso, le frasi non dette, le scuse non dichiarate, le serate abbandonate, le vacanze rimandate, le visite dimenticate .. rischiavano di esserlo per sempre?

Ricordi che lo smart working non era più una libera scelta per pochi fortunati ma una costrizione per tutti? E che per chi non lo era voleva dire che il lavoro non ce l’aveva più? Ricordi che anche per andare in edicola, dovevi dichiararlo su un’autocertificazione? Ricordi le copertine dei giornali con i medici, le infermiere, i ristoranti chiusi, i flash mob dai balconi, il Papa al centro di una piazza San Pietro spettrale, i nomi dei centomila morti elencati dal New York Times? Ricordi che non avevi più paura di volare, per tutti i viaggi che avevi dovuto cancellare?

Ricordi che quando sei tornata per la prima volta dal tuo parrucchiere, sembrava di stare in ospedale? E che quando ha riaperto il tuo bar, avevano tutti il sorriso triste? Ricordi che il tuo viso era sempre coperto da una mascherina e che quando ci provavi tu a sorridere, lo facevi con gli occhi? Ricordi che “la movida” era diventata una colpa? E che c’era gente che non voleva più uscire di casa?

Ricordi che l’odore di disinfettante ti inseguiva ovunque e che questo ti faceva sentire come se ti avessero ricoverata per sempre? Come se il mondo intero fosse diventato un immenso reparto in cui anche quelli che non erano in cura, si sentivano osservati speciali? E ricordi quanto è stato difficile portare avanti tutto, senza fermarsi, per non perdersi? No? 

Allora ascoltami, Serena:
rallenta,
respira, e per favore,
ricorda.


Serena Scarpello
Head of Content