Quante volte nelle aziende si dice che è arrivato il momento di cambiare. Quante volte di questi tempi si iniziano progetti digitali, spesso anche molto impegnativi economicamente, che coinvolgono diverse funzioni aziendali per lungo tempo. Quante volte si immaginano nuovi modelli da adottare per trasformare e innovare il business l'azienda.
Quasi mai in tutti questi casi si considera la variabile culturale, le competenze richieste non solo per implementare il progetto ma anche per gestirlo e renderlo scalabile nell'organizzazione. Non si tratta solo di competenze tecniche specifiche. Questa è la parte più facile da risolvere, perché queste competenze si possono comprare facilmente da fornitori esterni. Il problema è l'insieme di quelle competenze organizzative e più in generale la cultura e la mentalità, che noi chiamiamo smartive mindset, che consentono a tutta la funzione (e possibilmente a tutta l'organizzazione) di adottare con successo la trasformazione.
Che cosa è lo smartive mindset? E' il mix di quelle soft skill, trasversali a tutte le funzioni dell'organizzazione, e di quelle competenze digitali, specifiche di ogni funzione, che rendono le risorse capaci di generare, accogliere e accelerare processi di trasformazione digitale. Le soft skill trasversali sono quelle che noi elenchiamo nel nostro Manifesto e che caratterizzano qualunque organizzazione digital native: agilità e velocità, totale focus sull'esperienza del cliente, cultura della condivisione, cultura della misurazione, ecc. Le competenze digitali sono invece costitute dalla conoscenza della nuova lingua del digitale: presuppongono una piena confidenza e fluidità degli strumenti, dei paradigmi e dei concetti chiave dell'epoca digitale. Ad esempio: l'utilizzo evoluto di piattaforme in tutti gli ambiti della vita, la conoscenza e consapevolezza di come funziona Internet, e così via. La Commissione Europea ha sviluppato nel 2013 un modello di riferimento, il DigComp, con cui definire l'insieme di tutte queste competenze, riferite non soltanto all'ambito lavorativo.
Come tutte le lingue c'è una parte comune a tutti quelli che la parlano (fatta di regole e parole condivise) e una più settoriale, legata all'uso specifico. Il Marketing diventa Digital Marketing e richiede competenze specifiche, il mondo delle Operations sta profondamente cambiando e richiede nuove competenze legate al Digital Manufacturing, perfino le competenze tecniche ICT cambiano, proprio perché sono quelle che subiscono un maggior grado di "usura" e aggiornamento continuo (anche qui esiste un modello europeo di riferimento, che si può consultare qui), e così via.
Mappare lo smartive mindset non è difficile, basta aver ben chiaro cosa occorre mappare davvero. Oltre lo smartive midset, occorre anche considerare l'attitudine al cambiamento di un'organizzazione nel suo insieme e degli individui che la compongono. Non basta conoscere, ma occorre, come in tutti gli altri ambiti, voler cambiare. Noi per questo abbiamo creato un tool diagnostico ad hoc, la SmartiveMap, che seguendo la logica che ho appena descritto, incrocia queste due variabili e genera quattro possibili profili:
- EMBRACER: sono coloro che hanno un elevato livello di competenze digitali generali e funzionali, ma che sono pronti anche a cambiare. Sono gli Agenti del Cambiamento in qualunque processo di trasformazione digitale.
- ALLY: sono coloro che accettano e promuovono il cambiamento, ma non sono ancora sufficientemente capaci di comprendere "la lingua digitale". Richiedono, in un processo di trasformazione digitale, un focus specifico di formazione tecnica per alzare il loro livello di competenze digitali
- SKEPTICAL: sono al contrario coloro che pur avendo un elevato livello di competenze digitali, non sono aperti al cambiamento. Su di loro serve un focus specifico motivazionale, che può riguardare lo sviluppo della parte "soft" dello smartive mindset (condivisione, agilità, ecc.) ma anche più in generale una serie di interventi sulla rimozione delle resistenze al cambiamento (legati ad assetti organizzativi o di altra natura all'interno dell'organizzazione)
- REJECTOR: sono infine coloro che non vogliono imparare la nuova lingua e cambiare. Sono la parte più complessa da gestire e che occorre coinvolgere in una fase più avanzata della trasformazione
Con la SMARTIVEMAP è possibile quindi pianificare al meglio il Digital Journey e bilanciare tutte le attività sulle diverse risorse e nei diversi momenti. Coinvolgere da subito e motivare gli Embracer si rivela strategico per supportare le iniziative specifiche sugli Ally (ad es: gli Embracer possono diventare punti di riferimento per spiegare questioni tecniche, possono essere facilitatori nei momenti di crisi di un progetto specifico, possono essere team leader di cantieri pilota, ecc.). Essere consapevoli di quanti Rejector, più o meno influenti, sono all'interno nell'organizzazione, aiuta a prevenire o aggirare ostacoli, grazie anche al coinvolgimento attivo degli sponsor del progetto.
Presto SMARTIVEMAP sarà disponibile nel nostro sito in versione light, con la quale chiunque potrà effettuare un self assessment in pochi minuti e vedere a quale profilo corrisponde. Come diceva l'oracolo antico: "Conosci te stesso!".